Tanti di noi forse ritengono che la pista sia un luogo dove poter dare sfogo ai pochi o tanti cavalli sotto le selle delle nostre due ruote, adatto a quelli “più esuberanti”…E come dargli torto!
Ma non è di quel gruppetto di “esuberanti” di cui voglio parlare ma bensì della possibilità per tutti di mettersi alla prova, di poter sperimentare, ognuno al proprio livello quelle emozioni che solo la velocità, l’adrenalina, l’accelerazione ed il brivido delle staccate al limite la pista sa offrire.
Non importa che tu sia un campione, un amatore o un semplice debuttante. Quello che conta è l’idea e la filosofia con la quale scendi in pista. Pochi pochissimi i Valentino Rossi ed i Marc Marquez mancati tra noi…Inutile spingersi oltre ogni ragionevole limite, eccetto per quel piccolo gruppo di “esuberanti” spesso dotati anche di un certo manico come si suol dire.
Quello che conta per tutti è sapere di avere la possibilità di divertirsi, di testare le proprie abilità, di provare a scrollarsi di dosso paure e timori, di oltrepassare se pur di poco e per un solo attimo il nostro limite, che molto spesso è poi ben lontano dal limite vero dettato invece della combinazione moto-pista! E’ la possibilità di sfruttare la potenza delle nostre moto in condizioni di sicurezza ben più alte di quelle che la strada fuori dalla pista può garantire.
Entrati in pista ci si rende subito conto delle condizioni di sicurezza offerte da molti circuiti. Un’aderenza imparagonabile a quella delle strade pubbliche dove troppo spesso si vedono colleghi ed amici a due ruote sfrecciare oltre ogni ragionevole limite e senso del pericolo.
Certo è capitato a tutti di andare un po’ oltre, ma garantisco che provata la pista poi per strada si riducono di molto le pretese… Non si potrà mai raggiungere quel limite che solo in pista si riesce a toccare. Diventa quasi frustrante eccedere per strada…tanto sarai sempre lontano dal tuo limite, sperimentato invece in maggior sicurezza in autodromo.
Andare in pista è uno sport, un bellissimo sport che richiede impegno fisico e mentale, richiede forza nelle braccia, nelle spalle, nelle gambe per poter spingere la nostra baby tra le curve, per diventare un tutt’uno con telaio e gomme che piegati sull’asfalto ci tengono aggrappati li su un filo, sulla traiettoria che dipingiamo nell’immensa larghezza di molti circuiti.
Ricordo la prima volta all’autodromo “Piero Taruffi” di Vallelunga, io e la mia modestissima kawasaki ER6N equipaggiata di 72cv ma ottime gomme slick (consumate tra l’altro per raggiungere l’autodromo, no comment!) ci ritrovammo all’ingresso dei box, pronti per uno di quei turni da 25 minuti che fortunatamente sono stati sostituiti con turni da 2ore a mio avviso molto più adatti. Turni da giro della morte, 25 minuti da dover sfruttare al massimo, almeno cosi sembrava quando nell’attesa di partire, tutte le super moto che mi circondavano scaldavano i motori a suon di 12, 13, 14 mila giri e scoppiettanti marmitte da far rimbombare la cassa toracica. Per mia fortuna c’era anche qualcuno, che in quel momento reputai “normale”! Erano il mio target. Mi sono detto sego loro o comunque dai non sono proprio l’unico ad entrare in pista con 72cv ed una ciclistica non proprio pistaiola. Pronti partenza e via. Si entra in corsia di accelerazione e vai con il rock & roll!
Un tripudio di motori che strillavano, musica per le mie orecchie…peccato che il mio piccolo bicilindrico era sparito…Quello che è successo dopo lo potete immaginare! 25 minuti che sono passati in un lampo, sceso dalla moto con una scarica di adrenalina e di entusiasmo che non ricordavo da tempo! Una meraviglia!
Quel giorno ho imparato tante cose, ma tra le tante due mi sono particolarmente rimaste impresse. Non importa per quale gare stai correndo, non importa con quale mezzo lo stai facendo. Quello che conta è che lo stai facendo con il tuo impegno, con quello che ti è possibile avere, rispettando te stesso prima ancora di rispettare gli altri, è la tua corsa che conta a prescindere da tutti gli altri. La seconda cosa che mi è rimasta impressa è stato il fatto di aver superato un certo numero (modesto ovviamente) di super moto, di quelle che pochi istanti prima si facevano rabbiose e cattive ai box. Mi sono detto “ma davvero”? E non perché io chissà chi mi credessi… Poi in un attimo mi sono ricordato di quando da piccolo ti insegnano che l’apparenza a volte inganna e che molti hanno il bisogno di apparire ancor prima di quello di essere qualcosa.
La pista può essere una bella scuola, un’ottima palestra e maestra di vita in un certo qual senso. La pista, vissuta con la giusta filosofia, è un posto adatto a tutti, un’esperienza di moto e di vita unica!

